Arresto cardiaco

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Arresto cardiaco
Simulazione di rianimazione cardiopolmonare da eseguirsi in caso di arresto cardiaco
Specialitàcardiologia e medicina d'emergenza-urgenza
Classificazione e risorse esterne (EN)
OMIM115080
MeSHD006323
MedlinePlus007640

L'arresto cardiaco è una situazione clinica improvvisa caratterizzata dall'inefficacia o assenza dell'attività cardiaca che porta alla perdita della circolazione sanguigna.[1] I sintomi includono perdita di coscienza e respiro anormale o assente.[2][3] Alcuni individui possono provare anche un dolore toracico, mancanza di respiro o nausea poco prima dell'arresto cardiaco.[3] Se non viene trattato entro pochi minuti, in genere porta alla morte.[1]

Non va confuso con l'infarto del miocardio o l'insufficienza cardiaca; sebbene nel parlato comune si tenda a usare i termini in modo intercambiabile, essi hanno significati molto diversi. L'infarto miocardico acuto, invece, può essere una delle cause determinanti l'arresto cardiaco, se a occludersi è un grosso ramo coronarico.[1]

Molto spesso l'arresto cardiaco esordisce con un ritmo cardiaco di fibrillazione ventricolare.[4][5] La diagnosi viene confermata con l'assenza di battito del cuore.[2]

La prevenzione include non fumare, una salutare attività fisica e mantenere un corretto peso corporeo.[6]

Il trattamento dell'arresto cardiaco include la rianimazione cardiopolmonare (CPR) e, se si manifesta un ritmo defibrillabile, la defibrillazione.[7]

Un defibrillatore cardiaco impiantabile può essere posizionato per ridurre la possibilità di morte per recidiva.[6]

L'evoluzione dell'arresto cardiaco in morte biologica può essere impedita da un insieme di comportamenti sequenziali coordinati, detti catena della sopravvivenza o catena del soccorso. La percentuale delle persone che sopravvivono in seguito al trattamento è di circa l'8%;[8] molti di coloro che sopravvivono accusano una disabilità significativa.[8]

Epidemiologia

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Sulla base dei certificati di morte, i casi di morte cardiaca improvvisa rappresentano, nei paesi occidentali, circa il 15% di tutti i decessi.[9]

Negli Stati Uniti, l'arresto cardiaco al di fuori dell'ospedale si verifica in circa 13 ogni 10.000 persone all'anno, per un totale di circa 326.000 casi.[10] In ospedale, l'arresto cardiaco si verifica in ulteriori 209.000 individui.[10]

L'arresto cardiaco diventa più comune con l'età avanzata,[11] colpendo i maschi più spesso delle femmine.[11] In base al Framingham Heart Study il rischio per la vita è tre volte maggiore negli uomini (12,3%) rispetto alle donne (4,2%).[12] Tuttavia questa differenza di genere scompare dopo gli 85 anni di età.[9]

Le cause di arresto cardiaco possono essere:[13]

La causa più comune di arresto cardiaco è la malattia coronarica o una cardiopatia.[4] Le cause meno comuni includono una importante emorragia (con conseguente grave ipovolemia), mancanza di ossigeno, potassio molto basso, insufficienza cardiaca, infarto miocardico acuto, morte cardiaca improvvisa, trauma fisico al tessuto cardiaco (ad esempio causato da una pugnalata o da un colpo di pistola al petto), folgorazione, shock, sepsi, sindrome da risposta infiammatoria sistemica, insufficienza multiorgano, avvelenamento, overdose, effetto collaterale di farmaci o droghe, disidratazione, malnutrizione, ipotermia, ipertermia, un intenso esercizio fisico o addirittura uno stato emotivo straordinariamente eccessivo.[4] Inoltre diversi disturbi ereditari possono causarlo, in primis la sindrome del QT lungo.[4]

Può originare da alterazioni di varia natura dell'impulso elettrico, o da ostacoli di natura meccanica. Sia nel caso che la genesi sia primitivamente elettrica o meccanica, si determina l'inefficacia di entrambe le componenti.

Simulazione dei parametri di dissociazione elettromeccanica, si può osservare tramite pressione cruenta (rosso) il passaggio da un'attività meccanica normale del cuore, che progressivamente si altera nel ritmo e qualità contrattile, fino all'asistolia, pur in presenza di attività elettrica normale (verde), confermato anche dalla rilevazione del pulsiossimetro anche se con artefatti (azzurro)

L'attività elettrica senza polso o dissociazione elettromeccanica (in inglese PEA, Pulseless electrical activity) è una situazione di arresto cardiaco in cui vi è attività elettrica nel cuore (che viene visualizzata sull'elettrocardiogramma) ma in realtà non viene prodotta una gittata cardiaca efficace, nonostante i complessi QRS siano morfologicamente compatibili con un flusso periferico efficace, ma in realtà non c'è polso periferico (non c'è quindi il tracciato tipico della fibrillazione ventricolare).

Segni e sintomi

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L'insorgenza dell'arresto cardiaco è spesso istantanea, senza segni clinici o sintomi premonitori. In alcuni casi il paziente può avvertire una sintomatologia riferibile alla condizione clinica che è causa dell'arresto: palpitazioni, vertigini, dispnea, dolore toracico. L'obiettività in corso di arresto cardiaco è caratterizzata dall'assenza del polso centrale (carotideo), dalla perdita di coscienza, e da una serie di segni clinici che compaiono dopo un lasso di tempo variabile: midriasi, pallore o cianosi cutanea, respiro agonico, incontinenza sfinterica, rilassamento della muscolatura scheletrica.

Un defibrillatore semiautomatico esterno.

Oltre al massaggio cardiaco si sono recentemente sviluppate delle tecniche rianimatorie con sistemi meccanici (speciali corpetti da apporre sul torace del paziente), che permettono un prolungamento della rianimazione sino all'arrivo in pronto soccorso.[14]

Il successo delle manovre mediche applicate a un paziente in arresto cardiaco è correlato in maniera significativa al tipo di ritmo inizialmente rilevato dal defibrillatore (il cosiddetto “ritmo di presentazione”).

I ritmi di presentazione si possono schematicamente classificare in due categorie:

Se il soccorritore si trova di fronte a TV senza polso o FV, ha discrete probabilità che le manovre di rianimazione abbiano successo; se rileva un'asistolia, le probabilità di successo si abbassano. La defibrillazione, se attuabile, deve avvenire nel minor tempo possibile dall'arresto cardiaco; si ritiene che per ogni minuto trascorso le probabilità di successo decadano del 7-10%.

Inoltre, alcuni fattori possono intervenire riducendo le probabilità di successo, ad esempio l'ipotermia, l'ipossia, l'acidosi e l'elevata impedenza toracica.

Il fattore tempo

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Il tempo per intervenire in modo efficace su un arresto cardiaco è al massimo 10 minuti; ogni minuto perso equivale a una riduzione della sopravvivenza del 7-10%.

Il tempo per cardiovertire un arresto cardiaco e rianimare il paziente, prima che i danni al cervello siano irreversibili, è correlato all'efficacia della rianimazione cardiopolmonare.[15]

Decorso clinico

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La conseguenza immediata è l'assenza di perfusione sistemica. L'arresto cardiaco è una condizione di morte clinica reversibile che, se non adeguatamente trattata, è destinata ad evolvere in morte biologica irreversibile a causa della ipo-ossigenazione cerebrale.

L'evoluzione dell'arresto cardiaco verso la morte biologica irreversibile dipende in maniera critica dal tempo che intercorre tra l'evento primario e la messa in atto delle manovre assistenziali.[16]

Il cervello è molto sensibile all'anossia derivante dall'arresto di circolo: in pochi secondi si ha perdita di coscienza, mentre dopo circa 4 minuti si hanno danni irreversibili.

Il cuore è meno sensibile, ma anche l'attività cardiaca va deteriorandosi nel giro di qualche minuto; la tachicardia ventricolare senza polso e la fibrillazione ventricolare (FV), che sono in genere i ritmi di esordio dell'arresto cardiaco da ischemia miocardica, decadono in qualche minuto a FV a basso voltaggio, e infine ad asistolia: se la rianimazione cardiopolmonare non portasse alla ripresa dell'attività elettrica cardiaca, in pochi minuti si giungerebbe alla morte biologica.

  1. ^ a b c What Is Sudden Cardiac Arrest?, su NHLBI, 22 giugno 2016. URL consultato il 16 agosto 2016 (archiviato il 28 luglio 2016).
  2. ^ a b (EN) John M. Field, The Textbook of Emergency Cardiovascular Care and CPR, Lippincott Williams & Wilkins, 2009, p. 11, ISBN 978-0-7817-8899-1 (archiviato il 5 settembre 2017).
  3. ^ a b What Are the Signs and Symptoms of Sudden Cardiac Arrest?, su NHLBI, 22 giugno 2016. URL consultato il 16 agosto 2016 (archiviato il 27 agosto 2016).
  4. ^ a b c d What Causes Sudden Cardiac Arrest?, su NHLBI, 22 giugno 2016. URL consultato il 16 agosto 2016 (archiviato il 28 luglio 2016).
  5. ^ Arresto cardio-respiratorio, su msd-italia.it. URL consultato il 22 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2014).
  6. ^ a b How Can Death Due to Sudden Cardiac Arrest Be Prevented?, su NHLBI, 22 giugno 2016. URL consultato il 16 agosto 2016 (archiviato il 27 agosto 2016).
  7. ^ How Is Sudden Cardiac Arrest Treated?, su NHLBI, 22 giugno 2016. URL consultato il 16 agosto 2016 (archiviato il 27 agosto 2016).
  8. ^ a b (EN) James G. Adams, Emergency Medicine: Clinical Essentials (Expert Consult – Online), Elsevier Health Sciences, 2012, p. 1771, ISBN 1-4557-3394-6 (archiviato il 5 settembre 2017).
  9. ^ a b Zheng ZJ, Croft JB, Giles WH, Mensah GA, Sudden cardiac death in the United States, 1989 to 1998, in Circulation, vol. 104, n. 18, ottobre 2001, pp. 2158–63, DOI:10.1161/hc4301.098254, PMID 11684624.
  10. ^ a b SL Kronick, MC Kurz, S Lin, DP Edelson, RA Berg, JE Billi, JG Cabanas, DC Cone, DB Diercks, JJ Foster, RA Meeks, AH Travers e M Welsford, Part 4: Systems of Care and Continuous Quality Improvement: 2015 American Heart Association Guidelines Update for Cardiopulmonary Resuscitation and Emergency Cardiovascular Care., in Circulation, vol. 132, 18 Suppl 2, 3 novembre 2015, pp. S397-413, DOI:10.1161/cir.0000000000000258, PMID 26472992.
  11. ^ a b Who Is at Risk for Sudden Cardiac Arrest?, su NHLBI, 22 giugno 2016. URL consultato il 16 agosto 2016 (archiviato il 23 agosto 2016).
  12. ^ Abstract 969: Lifetime Risk for Sudden Cardiac Death at Selected Index Ages and by Risk Factor Strata and Race: Cardiovascular Lifetime Risk Pooling Project – Lloyd-Jones et al. 120 (10018): S416 – Circulation, su circ.ahajournals.org (archiviato dall'url originale l'8 giugno 2011).
  13. ^ CW. Israel, Mechanisms of sudden cardiac death., in Indian Heart J, 66 Suppl 1, pp. S10-7, DOI:10.1016/j.ihj.2014.01.005, PMID 24568819.
  14. ^ ME. Ong, KE. Mackey; ZC. Zhang; H. Tanaka; MH. Ma; R. Swor; SD. Shin, Mechanical CPR devices compared to manual CPR during out-of-hospital cardiac arrest and ambulance transport: a systematic review., in Scand J Trauma Resusc Emerg Med, vol. 20, 2012, p. 39, DOI:10.1186/1757-7241-20-39, PMID 22709917.
  15. ^ Relationship Between the Duration of Cardiopulmonary Resuscitation and Favorable Neurological Outcomes After Out‐of‐Hospital Cardiac Arrest: A Prospective, Nationwide, Population‐Based Cohort Study, su jaha.ahajournals.org, JAHA. URL consultato il 15 aprile 2016.
  16. ^ Y. Goto, T. Maeda; Y. Nakatsu-Goto, Neurological outcomes in patients transported to hospital without a prehospital return of spontaneous circulation after cardiac arrest., in Crit Care, vol. 17, n. 6, 2013, pp. R274, DOI:10.1186/cc13121, PMID 24252433.

Voci correlate

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Altri progetti

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