Umberto Boccioni

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Umberto Boccioni, 1914

Umberto Boccioni (Reggio Calabria, 19 ottobre 1882[1]Chievo, 17 agosto 1916) è stato un pittore e scultore italiano. Fu uno dei principali teorici ed esponenti del movimento futurista e dell'arte italiana.

Biografia

I genitori di Umberto, Raffaele Boccioni e Cecilia Forlani, sono originari di Morciano di Romagna (allora in provincia di Forlì, oggi in provincia di Rimini).[2] Ma il padre, che lavora come usciere di prefettura, è costretto a spostarsi lungo il territorio nazionale in base alle esigenze di servizio. Umberto nasce il 19 ottobre 1882 a Reggio Calabria; successivamente la famiglia si trasferisce a Forlì, dove Umberto trascorre l'infanzia. Nell'estate del 1885 la famiglia, lasciata Forlì, è già a Genova; cinque anni dopo è a Padova. Nel 1897 giunge l'ordine di un nuovo trasferimento a Catania. Questa volta la famiglia si separa: Umberto e il padre vanno in Sicilia; la madre con la sorella maggiore Amelia, nata a Roma, restano a Padova. A Catania Umberto frequenta l'istituto tecnico fino ad ottenere il diploma. Collabora ad alcuni giornali locali e scrive il suo primo romanzo: Pene dell'anima, che reca la data 6 luglio 1900.

Nel 1901 Umberto si trasferisce a Roma, dove il padre è stato di nuovo trasferito. Frequenta spesso la casa della zia Colomba. In poco tempo s'innamora di una delle sue figlie, Sandrina. Umberto ha circa vent'anni e frequenta lo studio di un cartellonista, dove apprende i primi rudimenti della pittura. In questo periodo conosce Gino Severini, col quale frequenta, a Porta Pinciana, lo studio del pittore divisionista Giacomo Balla[3]. All'inizio del 1903 Umberto e Severini frequentano la Scuola libera del Nudo, dove incontrano Mario Sironi, anch'egli allievo di Balla, col quale stringeranno una duratura amicizia. In quell'anno Umberto dipinge la sua prima opera Campagna Romana o Meriggio.

Umberto Boccioni e Carlo Sironi a Parigi nel 1914

Con l'aiuto di entrambi i genitori riesce a viaggiare all'estero: la prima destinazione è Parigi (aprile-agosto 1906), cui segue la Russia da cui ritorna nel novembre dello stesso anno. Nell'aprile 1907 Umberto si iscrive alla Scuola libera del Nudo del Regio Istituto di Belle Arti di Venezia. Inizia un altro viaggio verso la Russia ma l'interrompe a Monaco di Baviera, dove visita il museo. Al ritorno disegna, dipinge attivamente, pur restando inappagato perché sente i limiti della cultura italiana che reputa ancora essenzialmente "cultura di provincia". Nel frattempo affronta le prime esperienze nel campo dell'incisione.

Nell'autunno del 1907, per la prima volta va a Milano, dove da alcuni mesi abitano la madre e la sorella. Intuisce subito che è la città più di altre in ascesa e che corrisponde alle sue aspirazioni dinamiche. Diventa amico di Romolo Romani, frequenta Previati, di cui risente qualche influsso nella sua pittura che sembra rivolgersi al simbolismo. Diviene socio della Permanente. Durante questi anni di formazione, visita molti musei e gallerie d'arte.[4] Ha, quindi, la possibilità di conoscere direttamente opere di artisti di ogni epoca ma, specialmente, antichi.[5] Alcuni di questi, come ad esempio Michelangelo, rimarranno sempre suoi modelli ideali.[6] Nonostante ciò, essi diventeranno anche i bersagli principali della polemica avviata nel periodo futurista contro l'arte antica e contro il passatismo.[7] Nel 1907 a Milano incontra i divisionisti e con Filippo Tommaso Marinetti, scrive, insieme a Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini, il Manifesto dei pittori futuristi (1909), cui seguì il Manifesto tecnico del movimento futurista (1910): obiettivo dell'artista moderno doveva essere, secondo gli estensori, liberarsi dai modelli e dalle tradizioni figurative del passato, per volgersi risolutamente al mondo contemporaneo, dinamico, vivace, in continua evoluzione.

Umberto Boccioni, Autoritratto.
Forme uniche della continuità nello spazio (1913), MoMA, New York. L'immagine è stata ripresa nella moneta di 20 centesimi di euro di conio italiano

Quali soggetti della rappresentazione si proponevano dunque la città, le macchine, la caotica realtà quotidiana. Nelle sue opere, Boccioni seppe esprimere magistralmente il movimento delle forme e la concretezza della materia. Benché influenzato dal cubismo, cui rimproverò l'eccessiva staticità, Boccioni evitò nei suoi dipinti le linee rette e adoperò colori complementari. In quadri come Dinamismo di un ciclista (1913), o Dinamismo di un giocatore di calcio (1911), la raffigurazione di uno stesso soggetto in stadi successivi nel tempo suggerisce efficacemente l'idea dello spostamento nello spazio. Simile intento governa del resto anche la scultura di Boccioni, per la quale spesso l'artista trascurò i materiali nobili come marmo e bronzo, preferendo il legno, il ferro e il vetro. Ciò che gli interessava era illustrare l'interazione di un oggetto in movimento con lo spazio circostante. Pochissime sue sculture sono sopravvissute.

In seno alla Società Umanitaria dove ha appena terminato il grande dipinto "Il Lavoro" (oggi al MoMA di New York con il titolo The City Rises), nell'aprile-maggio 1911, con Ugo Nebbia, Carlo Dalmazzo Carrà, Alessandrina Ravizza e altri, dà vita a Milano al Primo Padiglione d'Arte Libera, imponente esposizione dalle modernissime linee guida, dove si terrà anche la prima collettiva in assoluto di pittori futuristi (nei dismessi padiglioni Giulio Ricordi).[8]

Tra le opere pittoriche più rilevanti di Boccioni si ricordano Il Lavoro (La città che sale) (1910), Rissa in galleria (1910), Stati d'animo n. 1. Gli addii (1911) – in cui i moti dell'animo sono espressi attraverso lampi di luce, spirali e linee ondulate disposte diagonalmente – Forze di una strada (1911), dove la città, quasi organismo vivo, ha peso preponderante rispetto alle presenze umane.

Nel 1915 l'Italia entra in guerra. Boccioni, interventista, si arruola volontario assieme ad un gruppo di artisti nel Corpo nazionale volontari ciclisti automobilisti. Durante il suo impegno bellico deve ricredersi riguardo alla teoria futurista enunciata da Marinetti, secondo cui la guerra è «sola igiene del mondo»: in una lettera dal fronte dell'ottobre 1915 Boccioni scrive, infatti, che la guerra «quando si attende di battersi, non è che questo: insetti + noia = eroismo oscuro....»[9].

Il 17 agosto 1916 muore all'età di 33 anni in modo del tutto accidentale, cadendo dalla propria cavalla, imbizzarritasi alla vista di un autocarro. La disgrazia avviene durante un'esercitazione militare, a Chievo, frazione di Verona, dove oggi si trova la sua lapide commemorativa, in una stradina immersa nella campagna[10].

La lapide commemorativa di Boccioni a Chievo

Nel 1959 tre sue opere (Donna a tavola, Paesaggio e Forme uniche della continuità nello spazio) vengono esposte alla mostra 50 anni d'arte a Milano. Dal divisionismo ad oggi, organizzata dalla Permanente[11].

Opere

Lo stesso argomento in dettaglio: Opere di Umberto Boccioni.

Note

  1. ^ Umberto Boccioni: ecco il certificato di nascita, Giornalisti Calabria
  2. ^ Fiorenzo Mancini, «Umberto Boccioni era un purosangue romagnolo», La Voce di Romagna, 16 febbraio 2009.
  3. ^ Gino Severini, frammenti di vita parigina
  4. ^ Danih Meo, Della memoria di Umberto Boccioni, Mimesis, Milano 2007, pp. 41-70.
  5. ^ I diari di Boccioni riportano diverse testimonianze della sua ammirazione per artisti come Giovanni Bellini, Lorenzo Ghiberti, Leonardo e altri. Della Pietà di Bellini, che vede nella pinacoteca di Brera a Milano, ad esempio, scrive il 22 agosto 1907: «È la perfezione stessa. Il sogno di un artista non può andare più in là. C'è tutto. È terribile!!» In Umberto Boccioni, Gli scritti editi e inediti, a cura di Zeno Birolli, Feltrinelli, Milano 1971, p. 254.
  6. ^ Danih Meo, Della memoria di Umberto Boccioni..., cit., pp. 109-133.
  7. ^ Danih Meo, Della memoria di Umberto Boccioni..., cit., pp. 17-19. Il rifiuto dell'arte antica è molto sofferto e pieno di ambivalenze. È esemplare il caso di Michelangelo cui Boccioni, ne La pittura futurista del 1911, si riferisce in termini di amore-odio, scrivendo: «solo potrà negare Michelangelo il sublime ignorante futuro o colui che si ribella per averlo troppo adorato! È infatti doloroso distaccarsi e negare questo genio che fu nel passato il più grande astratto che si esprimesse per mezzo del concreto!» In Umberto Boccioni, Altri inediti e apparati critici, a cura di Zeno Birolli, Feltrinelli, Milano 1972, pp. 27-28.
  8. ^ Francesco Oppi, Boccioni e Alessandrina, la Milano che sale. La prima Esposizione d'Arte Libera in Italia. In Alessandrina Ravizza. La signora dei disperati a cura di Claudio A. Colombo e Giuliana Nuvoli, Umanitaria-Raccolto Ed., Milano 2015, pp. 71-89.
  9. ^ Umberto Boccioni, Gli scritti editi e inediti, Milano, Feltrinelli, 1971, p. 384.
  10. ^ Esattamente la lapide si trova in località Sorte di Chievo, Via Boscomantico (traversa di Via Angelo Berardi). La salma di Boccioni ha trovato invece sepoltura nel cimitero monumentale di Verona, nei calti antichi del secondo campo. Sul marmo che chiude e riporta il nome dell'artista si possono osservare le testimonianze scritte lasciate da altri artisti e conoscenti in visita.
  11. ^ Remo Taccani (a cura di), 50 anni d'arte a Milano. Dal divisionismo ad oggi, Vallardi, 1959, p. 14.

Bibliografia

  • Maurizio Calvesi, Ester Coen, Boccioni, catalogo ragionato, Electa, Milano 1983. ISBN 88-435-0939-X
  • Ester Coen, Umberto Boccioni, cat. della mostra (New York, The Metropolitan Museum of Art, 1988-89), New York 1989. ISBN 0-87099-522-7
  • Boccioni prefuturista, cat. della mostra a cura di Maurizio Calvesi, Ester Coen, Antonella Greco, (Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1983), Electa, Milano 1983. ISBN 8843509551
  • Laura Mattioli, Boccioni: pittore, scultore futurista, cat della mostra, (Milano, Palazzo Reale 2006-7), Skira, Milano 2006. ISBN 88-7624-837-4
  • Boccioni's Materia: a Futurist Masterpiece and the Avant-Garde in Milan and Paris, exh. cat. ed. by Emily Braun and Laura Mattioli Rossi, (New York, Guggenheim Museum, 2004), New York 2004. ISBN 0-89207-303-9
  • Danih Meo, Della memoria di Umberto Boccioni, Mimesis, Milano 2007. ISBN 978-88-8483-595-6
  • Giovanni Lista, Futurisme: manifestes, documents, proclamations, Éditions L'Âge d'Homme, coll. "Avant-gardes", Lausanne, 1973.
  • Umberto Boccioni, Dynamisme plastique, textes réunis, annotés et préfacés par Giovanni Lista, traduction de Claude Minot et Giovanni Lista, Éditions L'Âge d'Homme, coll. "Avant-gardes", Lausanne, 1975.
  • Giovanni Lista, "De la chromogonie de Boccioni à l'art spatial de Fontana", in Ligeia, dossiers sur l'art, n° 77-78-79-80, juillet-décembre 2007, Paris.
  • Giovanni Lista, Le Futurisme: création et avant-garde, Éditions L'Amateur, Paris, 2001.
  • Bruno Corà, Tonino Sicoli, Cristina Sonderegger, (a cura di), Omaggio a Umberto Boccioni, Silvana, Cinisello Balsamo 2009.
  • Alessandro Masi, Tonino Sicoli, "Zang Sud Sud: Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Gino Severini e il Futurismo meridionale", Edimond, 2009.
  • Gino Agnese, Vita di Boccioni, Camunia, 1996. ISBN 88-7767-208-0.
  • Gino Agnese, Boccioni da vicino, Liguori editore, 2008, ISBN 978-88-207-4273-7.
  • Francesco Oppi, Boccioni e Alessandrina, la Milano che sale. La prima Esposizione d'Arte Libera in Italia. In Alessandrina Ravizza. La signora dei disperati a cura di Claudio A. Colombo e Giuliana Nuvoli, Umanitaria-Raccolto Ed., Milano 2015, ISBN 978-88-87724-81-3.

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